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Lo strumento musicale di Leonardo da Vinci: la viola organista


Nel vasto panorama degli strumenti musicali esistenti al mondo -dei quali si occupa l’organologia, il campo della musicologia che indaga la loro storia e tecnologia- è degna di essere menzionata la viola organista, uno strumento teorizzato e disegnato nientemeno che da…Leonardo da Vinci in persona!

E’ risaputo infatti come il poliedrico e universale genio toscano coltivasse fra i suoi innumerevoli interessi anche quello per la musica. Così come realizzò gli schizzi e le dettagliate descrizioni dei primi modelli di deltaplano, elicottero, bicicletta, carro armato e così via, si occupò anche dell’invenzione di uno strumento musicale che avrebbe dovuto riassumere in sé tutte le potenzialità raggiunte dall’arte liutaria del tempo: la viola organista.

Pensò infatti ad uno strumento dotato di tastiera come un clavicembalo -capace dunque di eseguire più suoni contemporaneamente, e di conseguenza di eseguire musica polifonica-, con la possibilità di tenere a lungo i suoni come un organo, e di modulare tono, dinamiche e vibrazioni come gli strumenti ad arco, che all’epoca erano chiamati indistintamente “viole”.

In questo modo Leonardo realizzò uno strumento universale, dotato di innumerevoli capacità espressive: la viola organista univa la qualità del suono della viola da gamba con le potenzialità polifoniche della tastiera.

Gli schizzi di tale strumento (che ebbe varie forme e versioni prima di stabilizzarsi in una affine a quella del clavicembalo) sono stati trovati in diverse sue opere, in particolare nel “Codice Atlantico”, raccolta monumentale di scritti e disegni realizzati fra il 1489 e il 1492 custoditi nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, e nel “Manoscritto H”, conservato nella Biblioteca dell’Institut de France.

Per quel che concerne il suo funzionamento, Leonardo prese ispirazione dalla ghironda. La ghironda, nata nel medioevo, era in origine bistrattata perché considerata di infimo grado sociale: diffusa fra menestrelli, vagabondi e mendicanti, per tale motivo veniva chiamata anche “lyra mendicorum”. Passerà solo nel XVIII secolo ad essere suonata pure dai nobili, utilizzata perfino alla corte di Luigi XV e lì nota con il nome di “vielle à roue”. Alla base del funzionamento della ghironda c’è una ruota di legno, coperta di pece e azionata da una manovella; tale ruota sfrega le corde, che producono un suono caratteristico e subito riconoscibile, affine a quello di uno strumento ad arco ma più aspro e meno raffinato di quello delle viole da gamba.

Leonardo prese dalla ghironda proprio il meccanismo della ruota: ne inserì varie nella tavola armonica del suo strumento a forma di clavicembalo.

Tali ruote, rivestite da crini di cavallo, vengono fatte costantemente girare da pedali azionati dall’esecutore, e nel momento in cui si premono i tasti le corde vengono spinte verso le ruote; lo sfregamento fa vibrare le corde, generando un suono molto più affine a quello delle viole piuttosto che a quello della ghironda. Il meccanismo della tastiera riesce ad influenzare la dinamica, l’articolazione e il vibrato, mentre la velocità a cui si sceglie di far girare le ruote cambiano ulteriormente la dinamica e influenzano il colore del suono.

Un primo prototipo di strumento affine alla viola organista venne costruito nel 1575 a Norimberga, ben oltre cinquant’anni dopo la morte di Leonardo, da tale Hans Heiden, e venne chiamato geigenwerk. Sappiamo che, in tale forma, venne utilizzato anche dal grande e celebre compositore Orlando di Lasso. Venne perfezionato dallo stesso Heiden nel 1600, cosicché fosse più affine alla versione originale di Leonardo, e negli anni seguenti vennero realizzate da tanti costruttori diversi altre innumerevoli versioni dello strumento, di cui costoro più o meno in malafede si attribuivano la paternità.

Andata dimenticata e perduta nel corso dei secoli, la viola organista venne ricostruita in epoca contemporanea da Slawomir Zubrzycki, pianista, clavicembalista e compositore polacco. Nonostante ne esistano pochi esemplari, la sua riscoperta è di fondamentale importanza per l’organologia, e può essere fonte di innumerevoli stimoli sia per i musicisti intenzionati a specializzarsi nello studio e nell’esecuzione della musica antica, sia per i compositori che, chissà, potranno un giorno sfruttare il timbro particolare di questo meraviglioso strumento per dei nuovi affreschi sonori.

In questo link potrete trovare un video con una esecuzione allo strumento fatta dallo stesso Zubrzycki; si tratta di un ricercare composto da Vincenzo Galilei, padre del celebre scienziato italiano.

https://www.youtube.com/watch?v=pT40D3BudCg

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