top of page

La musica non era meglio prima, siamo pigri

"Non ci sono più gli artisti di una volta!", "Ai miei tempi i musicisti suonavano davvero, adesso fanno tutto i computer!", "Oggi le canzoni si scrivono con quattro accordi e i cantanti non cantano più, parlano!", "La musica era meglio prima!". Se avete mai pronunciato una di queste frasi o altre simili, potreste forse essere nel giusto. Forse, ma forse no.

Per capirlo, è necessario fare un passo indietro e soffermarsi su alcune questioni imprescindibili, ma troppo spesso dimenticate.

Un primo elemento da considerare è il fatto che in media si tende a scoprire nuova musica e a formare il proprio gusto musicale entro i primi venticinque anni di vita, rimanendo poi legati a quelle sonorità e addirittura a quei precisi artisti per tutti i decenni successivi. Così, è fisiologicamente improbabile che un fan dei primi Genesis o della Premiata Forneria Marconi si avvicini poi a generi diametralmente opposti, ma anche che si impegni per rimanere aggiornato sulle nuove band progressive e sull'evoluzione di questo linguaggio.

In questo caso si tratta di un limite personale, che vale la pena di provare a superare, qualora si desideri ampliare i propri orizzonti e le proprie conoscenze.

In secondo luogo, quando viene fatto loro notare che molta buona musica viene prodotta anche oggi e che magari semplicemente non viene distribuita dai canali tradizionali, le persone oltre una certa età – soprattutto quelle già inserite nel mondo del lavoro – tendono ad affermare di non avere il tempo di informarsi attivamente.

Tuttavia, una persona che avverta come un'urgenza quella di ascoltare buona musica, tanto da prodigarsi costantemente in critiche verso quella che gli viene proposta, non dovrebbe sottovalutare l'idea di impiegare un po' del suo tempo a questo scopo. Questo soprattutto in un'epoca in cui la ricerca può essere facilitata da molti strumenti informatici (dai correlati di YouTube alle playlist di Spotify), oltre che dal tradizionale passaparola.

La musica – e l'arte tutta – è sempre cambiata, in un costante processo di evoluzione spesso condizionato dai mutamenti sociali e svolgendo talvolta parte attiva in essi. Proprio questo susseguirsi di generi e correnti ha portato alla nascita degli artisti preferiti di ciascuno, e sarebbe ridicolo pensare che questo sviluppo debba interrompersi perché non si riesce a stare al passo con i tempi.

Lo stesso rap, osteggiato e incompreso da molti, rappresenta una novità che non svilisce affatto l'ambito musicale e che presenta delle analogie con quanto già avvenuto nel passaggio dalla musica classica a quella contemporanea: come al canto lirico è succeduto il canto moderno, così a questo si affianca ora il rap, che non ha nulla da invidiare agli stili precedenti. Infatti, se il canto si concentra sull'elemento melodico della musica, così il rapping sperimenta nell'ambito ritmico. Altrettanto fa la musica che lo accompagna, spostando l'attenzione dall'armonia del '900 al ritmo, proprio come ad un certo punto della storia occidentale si era assistito alla prevalenza dell'elemento armonico su quello melodico.

Ogni genere, ogni periodo storico, ogni identità culturale pone l'accento su una diversa parte dell'ossatura della musica, dandogli il giusto spazio e risalto.

Tuttavia, non è necessario adeguarsi ad ogni cambiamento per trovare ancora oggi della buona musica da ascoltare. Ogni genere mai prodotto ha ancora esponenti validi e per trovarli basta guardare appena oltre il velo della musica commerciale, che quasi monopolizza i canali di distribuzione di massa per la sua natura popolare e funzionale (ed è quindi perfetta per l'ascoltatore passivo, non realmente appassionato), ma che rappresenta solo una parte della produzione del nostro tempo.

Ad esempio, un amante del funk potrebbe partire ascoltando i Vulfpeck e Louis Cole, un fan del prog cercarsi qualcosa degli Animals As Leaders, dei Polyphia o dei The Contortionist e un jazzista concentrarsi su Puma Blue e Jacob Collier. Come Guthrie Govan e i suoi The Aristocrats possono essere un buon esempio di musica virtuosistica, John Mayer è la dimostrazione che il blues ha ancora qualcosa da dire. Non manca poi la musica sperimentale, di cui i Crumb rappresentano uno degli esponenti più interessanti.

Se invece si è disposti ad addentrarsi in generi nuovi e rivoluzionari (spesso basta solo un po' di abitudine per iniziare a comprendere sonorità che a primo impatto possono sembrare fastidiose), si apre un mondo vastissimo e tutto da esplorare.

Ad esempio, il fatto di non avere ancora trovato della musica elettronica che si riesca ad apprezzare non deve costituire un pregiudizio verso tutto il genere. Vi è infatti una varietà spropositata di sottogeneri e basta passare dai tedeschi Modeselektor, Apparat e Moderat ai francesi Justice e Daft Punk e ancora all'americano Flying Lotus per trovarsi proiettati in mondi completamente diversi. Non parliamo poi dell'hip hop, che non può e non deve essere giudicato nel suo complesso basandosi solo sul trapper di turno, ma che in molti casi rappresenta il vero apice musicale del nostro tempo. Alcuni dischi di Kendrick Lamar e altri di ASAP Rocky, passando per Anderson .Paak, possono essere un buon punto di partenza.

Non meno varia è la musica italiana, in cui si passa dall'hip hop cantautorale suonato dal vivo di Ghemon al rock deciso dei Fast Animals and Slow Kids, arrivando fino all'elettronica colta ed estrema degli Uochi Toki.

In molti casi questi artisti non sono neppure così difficili da scoprire (Kendrick Lamar è stato vincitore del Premio Pulitzer, oltre che di innumerevoli Grammy, e Jacob Collier ha collaborato all'ultimo album dei Coldplay e quest'anno è stato premiato per la seconda volta ai Grammy Awards) e basta abituarsi al meccanismo di ricerca per diventare veloci e abili in poco tempo, senza dimenticare quanto facile e utile possa essere chiedere consiglio al più esperto dei propri amici.

In ultima analisi, i Led Zeppelin non sono stati meno importanti e significativi di Beethoven, i Daft Punk non sono meno rilevanti dei Led Zeppelin. La musica non era meglio prima, semplicemente si è spesso vittime di pigrizia e pregiudizi.

Accettarlo è il primo passo per poter andare oltre e aprire gli occhi verso la meraviglia della musica (tutta, non solo una parte) e non è mai troppo tardi per inziare questo viaggio.

bottom of page