Fabio Rovazzi e l'utilità dell'inutile
"A nessuno interessa che tu sappia cantare, che tu abbia delle doti canore. Quello che manca adesso sono le idee. Se tu non hai delle idee e non sei carismatico nel rappresentarle, a nessuno interessa seguirti."
- Fabio Rovazzi, 2016
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Fabio Rovazzi fa schifo. Quella che fa Rovazzi non è musica. Dovrebbe trovarsi un lavoro vero.
Bene, ci siamo tolti il pensiero. Ora proviamo a lasciare da parte i luoghi comuni e ad andare un po' più a fondo.
Fabio Rovazzi non è un cantante. Questo lo dice lui stesso ed è importante ricordarlo per poter comprendere il mondo di uno degli artisti più influenti e controversi degli ultimi anni.
Ma chi è allora Fabio Rovazzi? Rovazzi inizia la sua carriera realizzando alcuni video comici su YouTube e sui suoi social network, che in breve tempo diventano virali e spingono alcuni artisti già affermati ad affidargli la produzione dei loro videoclip musicali. È in questo periodo che Fabio incontra J-Ax e Fedez, che lo arruolano tra le fila della loro etichetta, la Newtopia.
È proprio sotto Newtopia che, il 28 febbraio 2016, Fabio pubbica il suo primo singolo, Andiamo a comandare, che in poco tempo lo porta al successo e che diventa il tormentone italiano dell'estate successiva.
Da allora Rovazzi ha pubblicato altri tre brani, l'ultimo dei quali, Faccio quello che voglio, è uscito lo scorso 13 luglio e da allora svetta in cima alla classifica.
Nonostante l'enorme successo dei suoi lavori – che lo hanno ormai reso un'icona pop pienamente affermata e che ad oggi gli sono già valsi il riconoscimento di undici dischi di platino –, sono molte le critiche che gli vengono continuamente mosse, principalmente dagli ambienti musicali più impegnati e dagli autoincoronati "esperti di musica". Questi insistono sulla sua scarsa capacità canora, l'indirizzo spiccatamente commerciale della sua musica e la possibilità che il suo sia un personaggio creato a tavolino dall'industria discografica al mero fine del guadagno economico.
Niente di nuovo, dunque: Fabio Rovazzi potrebbe essere semplicemente una delle tante marionette senza nessuna dote artistica che affollano le radio con hit per lo più inutili.
Potrebbe. Però non è così.
Oltre l'apparenza, oltre quel "non sono un cantante" che Fabio non si stanca mai di ripetere, si nasconde un ragazzo con un sogno e tutte le capacità per realizzarlo.
Fabio Rovazzi, ben lontano dal non avere alcun talento, è essenzialmente un visual artist.
Come ha raccontato durante l'intervista rilasciata il 12 luglio a Radio Deejay, ogni suo lavoro nasce inizialmente come video e solo successivamente viene scritta la canzone. Da questo si capisce come sia possibile che nei testi dei singoli appaiano spesso riferimenti a ciò che avviene sullo schermo.
Di questi video, oltre che sceneggiatore, Fabio è anche regista e protagonista e negli anni essi hanno preso sempre più la forma di veri e propri cortometraggi, in cui le canzoni sono inserite come pretesto, più che come soggetto.
Il successo di queste opere – sono centinaia di milioni le visualizzazioni complessive sul suo canale di YouTube – è dovuto anche agli innumerevoli camei di celebrità provenienti dagli ambienti più disparati, da Massimo Boldi a Carlo Cracco, da Matt e Bise a Rita Pavone. Se inizialmente questo era un modo per far conoscere Rovazzi, adesso partecipare ai suoi video costituisce uno status e sono gli stessi artisti a desiderare di comparirvi, per aumentare la propria visibilità e magari rilanciare la loro carriera.
I video di Rovazzi costituiscono per i vip un luogo protetto e rassicurante: il suo lavoro è essenzialmente acritico, i testi non esprimono mai alcun giudizio e le immagini portano le comparse all'autoironia, cosa che le rende immuni a possibili attacchi esterni.
Negli ultimi singoli le collaborazioni si sono estese anche alla parte canora: Volare è un duetto con Gianni Morandi e Faccio quello che voglio vede al microfono anche Emma Marrone, Nek e Al Bano. Questo permettere di connettere insieme mondi diversi, portando ad esempio i giovani ad ascoltare Morandi e gli anziani a conoscere Rovazzi, che magari altrimenti non avrebbero mai sentito nominare. Così le sue canzoni vengono ballate in discoteca, ma anche canticchiate dalle signore dal parrucchiere.
Tutto questo è una garanzia di viralità, elemento fondamentale per il successo nell'era di internet.
Dopo i video arrivano le canzoni, con testi e musiche dello stesso Rovazzi e di Danti dei Two Fingerz. Se da un lato le parole di questi brani sembrano vuote e insignificanti, a differenza di molti lavori analoghi hanno avuto un influsso culturale importante, in quanto hanno lanciato – o rilanciato – slogan come "andiamo a comandare" o "ti mostro il cazzo che me ne frega", entrati a fare parte del linguaggio giovanile comune, in un influenzare ed essere influenzati reciproco che costituisce un fenomeno non ignorabile.
Un altro elemento importante è la consapevolezza: nei suoi testi Rovazzi non nasconde le mancanze né proprie ("Ho milioni di view, ma vivo in un monolocale") né dei versi stessi ("E del testo tanto non ne ho bisogno"). La semplicità dunque, più che un limite, è una scelta, dalla quale Rovazzi si riserva di uscire di quando in quando, come con la frase di chiara ispirazione warholiana che chiude Faccio quello che voglio: "E facciamo dei modelli sbagliati la normalità, quindici minuti di notorietà".
Rovazzi ha poi recentemente compiuto la scelta coraggiosa di mettersi in proprio, rompendo con Fedez e lasciando la Newtopia, così da rivendicare e conservare la propria autonomia e libertà creativa.
Il valore artistico delle sue produzioni è giustamente soggetto all'opinione e alla soggettività, ma non si può certo dire che ci troviamo di fronte a un personaggio senza alcun talento. Rovazzi è un artista poliedrico che si muove con naturalezza e con profitto nel mondo del marketing, creando prodotti sufficientemente vari da poter intrattenere quasi chiunque e che proprio in questa capacità intrattenitiva semplice, ma non banale, trovano la loro utilità.
Finora il suo modus operandi gli è valso fama e guadagni, ma è verosimile pensare che il modello che porta avanti da due anni un giorno non sarà più in grado di far parlare di sé. Sarà a quel punto che si vedrà di che pasta è fatto Fabio Rovazzi e se saprà reinventarsi, magari decidendo di esprimersi su quel mondo dello spettacolo che, con la scusa della sua acriticità, ha potuto esplorare e conoscere più di chiunque altro.
Chissà cosa potrebbe tirare fuori a quel punto.
Da dove iniziare: Andiamo a comandare (Fabio Rovazzi, Andiamo a comandare, 2016)
Tutto molto interessante (Fabio Rovazzi, Tutto molto interessante, 2016)
Volare (Fabio Rovazzi ft. Gianni Morandi, Volare, 2017)
Faccio quello che voglio (Fabio Rovazzi ft. Emma Marrone, Nek, Al Bano, Faccio quello che voglio, 2018)