Mars Express rivela la presenza di acqua liquida e salata sul Pianeta Rosso
Ci siamo sempre chiesti se ci siano altre forme di vita nello spazio, tanto da portarci a creare intere produzioni artistiche a riguardo, dalla musica ai fumetti alla cinematografia. Ma non si tratta solo di fantascienza, anche i ricercatori si muovono nella stessa direzione, e le recenti scoperte sembrano portarci sempre più vicino ad una risposta.
Lo scorso 25 luglio è stata finalmente annunciata dall'ASI, l'Agenzia Spaziale Italiana, la scoperta di acqua liquida e salata su Marte.
Si tratta delle prime conclusioni successive all'analisi dei dati acquisiti dal radar MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding) installato a bordo della sonda europea Mars Express. La scoperta è stata resa nota con una pubblicazione firmata da ricercatori appartenenti ad ASI, INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Università degli Studi Roma Tre, Università degli Studi D'Annunzio e La Sapienza.
Come nasce la missione Mars Express?
L'idea del progetto ha origine nel 1976, quando la sonda Viking della NASA mostrò l'evidenza che la superficie di Marte fosse un tempo coperta da mari, laghi e fiumi, osservazione che fu poi confermata dalle missioni successive. Citando le parole di Roberto Orosei, ricercatore INAF e primo autore della pubblicazione relativa alla recente scoperta, "il grande dilemma era quello di dove fosse finita tutta quell'acqua. Buona parte di questa è stata portata via dal vento solare, un'altra significativa porzione è depositata sotto forma di ghiaccio nelle calotte e negli strati prossimi alla superficie. Ma una parte doveva essere rimasta intrappolata nelle profondità e potrebbe ancora trovarsi allo stato liquido."
Questo era il pensiero comune degli esperti negli anni '90, motivo per cui l'ESA annunciò la nuova missione Mars Express, che avrebbe avuto lo scopo di investigare il sottosuolo con l'innovativo radar MARSIS.
Come funziona MARSIS?
Il radar è un prodotto orgogliosamente italiano: è stato ideato dal professr Giovanni Picardi dell'Università Sapienza e la sua realizzazione è stata gestita dalla Thales Alenia Space, in collaborazione con la NASA.
In particolare, stiamo parlando di un cosiddetto radar sounder, uno strumento che emette onde a bassa frequenza tali da poter penetrare il terreno del pianeta fino a 5 km di profondità. Le onde prodotte tornano poi al radar come una sorta di eco, da cui risulta possibile ricostruire la struttura geologica della porzione di sottosuolo che è stata attraversata. Grazie a queste ed altre caratteristiche tecniche, MARSIS si è presentato fin da subito come uno strumento estremamente promettente e l'unico in grado di poter rivelare la presenza di acqua liquida in profondità.
Il satellite con il nostro radar a bordo è stato quindi lanciato in orbita il 2 giugno 2003 e ha raccolto dati sul pianeta rosso per 12 anni. Sono stati analizzati i dati acquisiti tra maggio 2012 e dicembre 2015, ottenuti sondando il pianeta a diverse distanze e in periodi diversi dell'anno, in modo da avere la certezza che i dati non dipendessero da una condizione specifica. Dalle analisi è risultata la presenza di uno strato molto riflettente rispetto al normale terreno che si estende per circa 20 km quadrati all'interno della regione del Planum Australe. Il passo successivo è stato quello più complicato: i ricercatori hanno dovuto determinare la costante dielettrica di tale sostanza per poterne identificare l'effettiva natura. Solo così si è potuto concludere che si trattava proprio di uno strato di acqua liquida e che, nonostante le bassissime temperature, riesce a non ghiacciare grazie al contenuto di sale. Si pensa che l'acqua possa appartenere ad un lago subglaciale o ad una falda acquifera creatasi riempiendo le fratture o i pori delle rocce.
Cosa significa questa scoperta?
La presenza di acqua è tra i requisiti fondamentali per permettere lo sviluppo della vita su un pianeta. Tra gli altri è molto importante un'atmosfera adeguata, ragione per cui MARSIS si è occupato anche dello studio della ionosfera, la regione dell'atmosfera più ricca di elettroni ed altre particelle cariche; simili obiettivi quelli di altre sonde della NASA come MRO (Mars Reconnaissance Orbiter) e MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN).
È così che oggi più che mai si può pensare che su Marte si possano essere generati degli organismi viventi ed è proprio in questa direzione che si muoveranno le prossime missioni sul pianeta a partire da ExoMars, che inizierà le ricerche di tracce di vita nel 2020.