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Perché guardare il Festival di Sanremo?

Tra pochi giorni, martedì 5 febbraio, inizierà la 69esima edizione del Festival di Sanremo.

Se sono molti e noti a tutti i motivi per cui potrebbe convenire ignorare la manifestazione e impiegare diversamente il proprio tempo – dal solito rischio di finire "sommersi soprattutto da immondizia musicale", per dirla con Battiato, al desiderio di schivare le annose polemiche sul cachet di Claudio Baglioni –, non così scontate sono invece le ragioni per cui varrebbe la pena non perdersi neppure una delle serate, soprattutto quest'anno.

Perché dunque guardare il Festival di Sanremo 2019?

Per l'eterogeneità dei concorrenti

Prima di un concorso canoro, il Festival è innanzi tutto un programma televisivo e il suo obiettivo in quanto tale è principalmente assicurarsi uno share abbastanza alto. Questo, che si potrebbe anticapitalisticamente definire un difetto, è invece uno dei punti forti della manifestazione: cercando di raggiungere il più ampio pubblico possibile, essa ha accolto negli anni praticamente qualsiasi genere emergesse nel panorama pop italiano e ha unito sullo stesso palco artisti di estrazione e anagrafica profondamente differenti.

Poiché a una società molto variegata corrispondono innumerevoli espressioni artistiche diverse, il Festival è andato di anno in anno aumentando la propria eterogeneità, mettendo in contatto mondi normalmente inconciliabili.

Quest'anno ciò potrebbe raggiungere il suo apice: per la prima volta vedremo sul palco dell'Ariston un artista trap, Achille Lauro, e le formazioni indie – finora ammesse con le pinze – la faranno da padrone tra le band in gara; allo stesso tempo, non mancheranno le vecchie glorie, con nomi del calibro di Patty Pravo e Nino D'Angelo.

Si potrà dunque assistere al primo contatto dei propri parenti più anziani con i tatuaggi facciali di Lauro o con le imprecazioni degli Zen Circus e alle facce perplesse delle ragazzine che si troveranno di fronte il sorrisone di D'Angelo e altre personalità per loro inedite o che credevano relegate a un passato ormai più che remoto.

Oltre a questo, va ricordato che al concorso partecipano sempre alcuni artisti musicalmente ineccepibili e quest'anno non sarà da meno: dal pop colto di Daniele Silvestri al rock melodico dei Negrita, fino ad arrivare all'hip hop cantautorale di Ghemon, ci sarà davvero musica per tutti i gusti.

L'unico genere "grande escluso" è, come di consueto, il metal, ma – come disse il saggio – "questo perché tanto i metallari il Festival non lo guardano comunque". Anche questi, però, farebbero male a mancare l'occasione di filmare i propri nonni reagire alla comparsa dei Boombadash di fronte alle telecamere.

Per una sua caratteristica unica

Nell'epoca del digitale e della velocità a tutti i costi, le canzoni non si scoprono più per caso e quasi mai neppure sotto consiglio di qualcuno: in qualsiasi luogo – reale o informatico – veniamo bombardati costantemente con ogni nuova uscita e la cultura del preorder lascia ben poco spazio alle sorprese. Inoltre, difficilmente capita che una canzone ci arrivi in quanto tale, magari successivamente accompagnata da un video musicale: nella maggioranza dei casi il video è parte integrante del prodotto e il primo ascolto del pezzo corrisponde alla prima visione della clip, un connubio poi difficilmente scindibile nella nostra mente.

Sanremo presenta invece una caratteristica pressoché unica nel panorama contemporaneo: qui non solo i brani fanno il loro debutto non ancora accompagnati da un video, ma soprattutto lo fanno in diretta, eseguiti dal vivo. Quante occasioni potremo avere nel 2019 di scoprire della musica dal vivo?

Per il livello degli ospiti

Ogni anno sono innumerevoli gli ospiti che, serata dopo serata, si avvicendano sul palco e spesso il livello è così alto che anche gli ascoltatori dai gusti più difficili dovrebbero sentirsi rappresentati in più di un'occasione.

Quest'anno si sono già fatti i nomi di Andrea Bocelli, Elisa, Giorgia, Pippo Baudo, Fabio Rovazzi e Antonello Venditti, ma vige riserbo assoluto sugli ospiti internazionali. Visti i grandi nomi apparsi quasi a sorpresa negli ultimi anni – da Sting a Elton John –, c'è da immaginare che questa edizione non sarà da meno.

Per l'orchestra

L'orchestra del Festival di Sanremo – formata da una parte della Sinfonica sanremese e da una serie di musicisti reclutati annualmente dalla Direzione Artistica – è da sempre una garanzia di professionalità, capace di arricchire enormemente anche l'arrangiamento dei peggiori pezzi in gara.

Purtroppo quest'anno saranno nuovamente assenti Beppe Vessicchio e la sua barba alla direzione dell'orchestra, ma è un duro colpo cui lentamente si stanno abituando anche i fan più affezionati. Forse.

Per la storia

Il Festival della canzone italiana – questo il nome originale e ufficiale dell'evento – è nato nel 1951 e da allora ha sfornato o consacrato alcuni degli artisti più amati della storia della musica italiana. Da Domenico Modugno a Gianni Morandi, da Laura Pausini a Elio e le Storie Tese, molti di coloro che passano dal palco dell'Ariston poi entrano in qualche modo nelle radio e nella vita di ognuno di noi. Certo, non sempre sono proprio i benvenuti, ma guardare il Festival può essere anche un modo per giocare d'anticipo e sapere fin da subito di quale tormentone si dovrà morire quest'anno.

Chissà che, magari, in mezzo a tutto questo non si scopra invece un cantante o una canzone da lasciare entrare anche nel cuore.

Perché Xanthippe seguirà l'evento

La redazione di Xanthippe seguirà puntualmente ogni serata della manifestazione, pubblicando ogni giorno un articolo di approfondimento, a metà tra una reale recensione e una critica puramente goliardica, in modo da rappresentare il Festival per quello che realmente è: un giusto mezzo di grande arte e dubbio trash, in perfetto stile italiano.

L'appuntamento è dunque alla settimana prossima, con quella che si preannuncia una delle edizioni più variegate e imprevedibili del Festival di Sanremo.

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