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"Cosa facciamo, andiamo a comandare?": Festival di Sanremo, QUARTA SERATA

Milano, 8 febbraio 2019, 20:30.

Allaccio le scarpe, metto la giacca, controllo di aver preso chiavi e telefono.

Lentamente, vado verso la porta, ma una sagoma scura mi aspetta nell'ombra. "Stiamo uscendo, eh? Cosa facciamo, andiamo a comandare?" Resto in silenzio per un paio di secondi, poi sospiro. "Fabio Rovazzi... Sapevo saresti stato tu il terzo fantasma." "Sì, io sono il Fantasma del Sanremo Futuro." "Quindi condurrai Sanremo? Davvero? In che anno?" "Questo non posso dirtelo, e poi non sono qui per chiacchierare: devo impedirti di uscire, devi recensire la serata dei duetti!"

"Pensi che non lo sappia?" Sorridendo, tolgo il cappotto: sotto indosso la tuta che uso per stare in casa. "Lo sapevo che non sarei mai potuto uscire, volevo solo farti preoccupare un po'." Rovazzi mi appare un po' interdetto, ma poi si lascia andare a una risata.

"Pippo e Claudio mi avevano avvertito che sei una bella testina... Dunque, iniziamo?" "Certo, ho già acceso la TV." Che anche la quarta serata del Festival di Sanremo abbia inizio.

24 artisti in gara, 32 ospiti per i duetti, un superospite: let's rock.

(Però io preferivo quando facevano la serata cover, uffa!). Federica Carta e Shade con Cristina D'Avena, Senza farlo apposta:

La coppia più cartoonesca del Festival si presenta con la cantante di sigle di serie animate più famosa d'Italia: tutto torna. In ogni caso, Federica e Shade sono quelli che sono, ma sera dopo sera non si può fare a meno di affezionarcisi un pochino.

Motta con Nada, Dov'è l'Italia:

Nada – vincitrice del Festival nel 1971 – negi anni è finita un po' nel dimenticatoio, ma il suo personaggio conserva sempre un certo stile e la sua voce si fonde perfettamente con quella di Motta, generando una versione più che godibile di questo pezzo.

Irama con Noemi e Caterina Guzzanti, La ragazza col cuore di latta:

Bella la voce di Noemi, sempre bello il coro africaneggiante. Quello che manca qui, però, è sempre la musica.

"Fabio, ma che fine ha fatto Caterina Guzzanti? Non doveva esserci anche lei?" "Non me lo ricordo, per me sono passati troppi anni dal Festival del 2019..." "Quindi è vero che vieni dal futuro... Davvero condurrai il Festival?" "Non posso dirtelo." "Vedremo... La tua pacatezza è nota a tutti, ma sappi che hai appena incontrato un degno avversario."

OSPITE: Luciano Ligabue

Il nuovo singolo di Ligabue – Luci d'America – è brutto forte.

Il siparietto comico con Bisio non è molto meglio.

Poi, però, Luciano e la sua band eseguono Urlando contro il cielo, che ci ricorda come – prima di orrori come Made in Italy e dei meme sull'"usa solo quattro accordi" – sia esistito un grande artista, autore di brani che hanno accompagnato la vita di milioni di italiani. Non da meno è il duetto con Baglioni sulle note di Dio è morto di Francesco Guccini, grande amico di Ligabue.

Patty Pravo e Briga con Giovanni Caccamo, Un po' come la vita:

Ogni volta Giovanni Caccamo sembra sempre un po' meno Giovanni Caccamo e sempre un po' più Keanu Reeves: di questo passo, anziché a Sanremo, ce lo ritroveremo a Tale e quale show.

In ogni caso, lo spazio che gli viene lasciato in quest'esibizione è pochissimo e né aggiunge né toglie nulla al pezzo originale.

Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci, I ragazzi stanno bene:

Questa performance fa venire voglia di sentire il brano dal vivo, magari eseguito in un locale fumoso di stampo newyorkese.

Bravo Ruggeri, ma soprattutto bravo Roy Paci, la cui tromba è la ciliegina che mancava sulla torta de I ragazzi stanno bene.

Come cantavano gli AC/DC: "That's the way I wanna rock 'n' roll".

Il Volo con Alessandro Quarta, Musica che resta:

Il trio di giovani vecchi viene afficanto da un violinista adulto che si veste e comporta come un ragazzino.

"Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno".

Arisa con Tony Hadley e Kataklò, Mi sento bene:

Tony Hadley degli Spandau Ballet è uno degli artisti più raffinati della storia del pop inglese. La Kataklò Athletic Dance Theatre è una delle migliori compagnie di danza acrobatica italiane. Facciamo una cosa: togliamo Arisa, cambiamo canzone e il successo è assicurato.

Mahmood con Guè Pequeno, Soldi:

Musica di strada fatta con una classe da conservatorio: è questo l'hip hop che vogliamo sulla scena italiana.

Ghemon con Diodato e Calibro 35, Rose viola: Musica riarrangiata a metà tra il soul e la colonna sonora di un film poliziesco, la prima strofa lasciata all'ospite e Ghemon che rappa, cosa che ormai non faceva da un bel pezzo nelle nuove canzoni: non mettetemi così tanti duetti buoni di fila, altrimenti inizio a credere che ci sia speranza per il panorama musicale italiano. Francesco Renga con Bungaro, Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel, Aspetto che torni: Duetto ben fatto, coreografia emozionante: promossi.

Ultimo con Fabrizio Moro, I tuoi particolari:

L'arrangiamento soft giova alla canzone, ma la voce da metallaro disperato di Fabrizio Moro annulla l'effetto: 1 a 1, palla al centro.

OSPITE: Anastasio

Non ho seguito X Factor e non ho ancora mai sentito un suo pezzo, ma quella cui sto assistendo è una bella performance, posta a conclusione di un monologo convincente di Claudio Bisio.

Nek con Neri Marcorè, Mi farò trovare pronto:

L'elettronica lascia il posto a un arrangiamento minimale e il canto di Nek e la recitazione di Neri Marcorè quasi si inseguono, per poi incontrarsi sul finale: evidentemente serviva la serata dei duetti per tirare fuori il meglio da questi singoli. "Cosa succede? Ti stai intenerendo?" "Non lo so, Fabio, è che stanno facendo un bel lavoro stasera e a me piace essere equo, non voglio fare il diavolo a tutti i costi..." "Lo sai che adesso arrivano i Boomdabash, vero?"

"Passami il forcone."

Boomdabash con Rocco Hunt e I Musici Cantori di Milano, Per un milione:

Sul palco è la confusione totale e la combo di Boomdabash che girano per il pubblico e spettatori che ondeggiano le braccia fa pensare ai peggiori Festivalbar. Ripetete dopo di me: non è che più cose metti e meglio è, la maggior parte dei duetti finora ha dimostrato che vale proprio il contrario. "Ecco, ora ti riconosco." "Come cantava Marco Ferradini in Teorema: 'Cerca di essere un tenero recensore, / ma per Il Volo e i Boomdabash nessuna pietà'."

The Zen Circus con Brunori Sas, L'amore è una dittatura:

Brunori solitamente è molto posato, ma anche in questa veste scatenata si trova perfettamente a suo agio. L'arrangiamento diventa più bandistico, ma la versione che ne risulta è ancora più decisa dell'originale: un perfetto tramite per far arrivare la potenza e la serietà del testo.

Paola Turci con Giuseppe Fiorello, L'ultimo ostacolo: La bravura di Fiorello non basta a salvare questo brano, per cui non sembra proprio esserci redenzione. Anna Tatangelo con Syria, Le nostre anime di notte:

Era meglio morire da piccoli.

Ex-Otago con Jack Savoretti, Solo una canzone:

È un po' di tempo che ho Jack Savoretti nella lista degli artisti cui dare una possibilità, ma questa è la prima volta che lo sento cantare: il timbro e la capacità vocale ci sono, peccato per il pezzo, che proprio non si riesce a salvare.

Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci e Massimo Ottoni, Nonno Hollywood:

Paolo Jannacci è la versione positiva di Re Mida: tutto quello che tocca diventa bello.

La sand art di Massimo Ottoni conferma che la tendenza sempre più diffusa ad associare arte grafica e musica funziona. Non male.

Loredana Bertè con Irene Grandi, Cosa ti aspetti da me: Loredana, ti ho difesa – per quanto possibile – per tutto il Festival, ma adesso devo dirlo: prova con il metal, ormai la tua voce viaggia libera in quella direzione. Irene, hai interpretato anche delle belle canzoni, ma, da quando hai fatto la pubblicità del Pocket Coffee, ogni volta che ti vedo mi viene voglia di cioccolato.

Daniele Silvestri con Rancore e Manuel Agnelli, Argentovivo:

Agnelli completa la formazione e per la prima volta Argentovivo arriva sul palco dell'Ariston così com'è stata concepita e come figura nella versione in studio: l'asticella della serata si alza e raggiunge il suo apice.

Argentovivo è la Humble di Daniele Silvestri: speriamo che lo porti in alto come il successo hip hop del 2017 ha fatto con Kendrick Lamar.

Einar con Biondo e Sergio Sylvestre, Parole nuove:

"Voglio la giacca di Einar subito."

"Sulla canzone non dici niente?" "Fabio, davvero vuoi che parli dello schiaffo di autotune che mi è appena arrivato da Biondo?" "Anche a me piace la giacca di Einar."

Simone Cristicchi con Ermal Meta, Abbi cura di me:

"Fabio, faccio del sopravvalutati... scusa, del caffè, così evitiamo di addormentarci." "Cos'hai detto?" "Che faccio del caffè, così sopravvalutati... ehm, così non ci addormentiamo." "Hai detto 'sopravvalutati'?" "Sopravvalutati? Chi? Cristicchi e Meta? Dici che sono sopravvalutati? Forse hai ragione." "Ma io non l'ho detto, lo hai detto tu!" "Sì, effettivamente sono sopravvalutati. Hai fatto bene a dirlo, io non so se ne avrei voluto il coraggio, visto quanto piacciono alla gente." Il fantasma di Rovazzi mi scruta con odio.

Gli sorrido: "Dai, me lo dici se e quando condurrai Sanremo?" "Non mi parlare più."

Nino D'Angelo e Livio Cori con Sottotono, Un'altra luce:

I Sottotono sono stati un importante gruppo hip hop negli anni '90 ed è curioso che Tormento e Fish si siano riuniti dopo diciotto anni per questa ospitata. Questo pezzo mi confonde sempre di più, c'è poco da fare. Achille Lauro con Morgan, Rolls Royce:

Rolls Royce non è né il migliore né il peggiore brano in gara, ma di sicuro è quello su cui ci sono più cose da dire. "E quindi non dici nulla?" "Non oggi, voglio rifletterci ancora un po'." "E quando, allora?" "Resta ancora un articolo da scrivere, o sbaglio?" "Quindi recensirai la finale senza fare storie?" "Sono arrivato fino a qui, c'è bisogno di una conclusione." "Almeno di' qualcosa su Morgan!" "Ah, Morgan è sempre fantastico, non so se sia più scoppiato lui o Lauro."

Il premio per il miglior duetto viene assegnato a Motta e Nada e il pubblico si divide tra critiche e applausi. Se questo sia stato effettivamente il duetto migliore non lo so, ma di sicuro è bello che, tra le tante canzoni piacione, sia stata valorizzata una delle più impegnate.

"Bene, Fabio, anche la quarta serata è andata e così il tuo compito da Fantasma del Sanremo Futuro si è concluso. Suppongo che la finale me la vivrò in solitaria..." "No, non ti lasceremo solo adesso", afferma una voce alle mie spalle. Mi volto e, al fianco di Rovazzi, sono apparsi i fantasmi di Pippo Baudo e Claudio Baglioni. "Sei pronto, ragazzo?" "Sono pronto."

A domani!

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