top of page

Europarlamento: ruolo e rilevanza della democrazia sovranazionale


Tra il 23 ed il 26 maggio si terranno in tutti i paesi dell’Unione, le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo: l’unico organo dell’Ue ad essere completamente eletto a suffragio universale diretto. L’Europarlamento rappresenta infatti i cittadini dell’Unione e non, diversamente da altre istituzioni europee, gli interessi dei suoi stati membri. Ma qual è il suo funzionamento? Quale la sua struttura? Quali i suoi poteri?

L’Europarlamento presenta una serie di peculiarità. Si tratta infatti dell’unica istituzione sovranazionale – ovvero avente competenze su più giurisdizioni nazionali – ad essere eletta tramite suffragio universale diretto, non solo nell’Ue, ma al mondo. Tra le altre curiosità, il Parlamento dispone di ben tre sedi: la maggior parte delle attività delle commissioni parlamentari si svolge a Bruxelles (Belgio); le sedute plenarie si tengono a Strasburgo (Francia); il segretariato generale dell’istituzione ha invece sede in Lussemburgo. La ragione di questa stranezza – sovente criticata perché il trasferimento di deputati, assistenti e materiale comporta ovviamente alcuni costi – ha una radice simbolica: Strasburgo, città ripetutamente conquistata e riconquistata da Francia e Germania nel corso degli ultimi due secoli, sarebbe stata, simbolicamente, il luogo ideale per la sede di un’assemblea internazionale e democratica; di contro, da un punto di vista logistico, l’Europarlamento avrebbe trovato una collocazione ideale a Bruxelles, dove hanno sede le altre istituzioni, il Consiglio e la Commissione, che partecipano nella procedura legislativa ordinaria. Per non tradire nessuna delle due anime dell’istituzione, si è scelto di non scegliere.

Un ulteriore elemento distintivo del Parlamento è il suo multilinguismo: infatti, a differenza delle altre istituzioni europee, che adottano come lingue operative il Francese, l’Inglese ed il Tedesco, l’Europarlamento ha 24 lingue ufficiali. Di nuovo, questo comporta alcuni costi ulteriori rispetto ad una situazione di omogeneità linguistica: interrogazioni, discussioni e risposte, così come l’intera documentazione analizzata e prodotta dall’ente, devono essere tradotte da interpreti specializzati. Tuttavia, questo garantisce il vitale diritto di ogni cittadino europeo a potersi candidare come eurodeputato, un’opportunità che diventerebbe di fatto esclusiva qualora si adottasse una o anche solo alcune lingue ufficiali.

Gli eurodeputati sono per l’appunto eletti ogni 5 anni in ognuno dei 28 – a maggio probabilmente 27 (?) – paesi membri: nell’assemblea siedono 751 deputati, di cui, nello specifico, 73 eletti in Italia. L’attribuzione del numero di seggi spettanti ad ogni paese membro è infatti proporzionale alla loro popolazione: all’Italia spetta un numero di deputati eguale a quello del Regno Unito ed inferiore solo a Francia (74) e Germania (96), che contano però una popolazione maggiore, pari a, rispettivamente, 62 e 82 milioni di abitanti. Il nostro paese è dunque un’arena importante nella determinazione della composizione parlamentare.

Ma come si elegge il Parlamento europeo? A complicare ulteriormente le cose, non c’è una sola regola: il diritto comunitario lascia infatti libertà ad ogni paese membro di adottare una propria legge elettorale per l’elezione dei seggi ad esso spettanti. Specificatamente all’Italia, dal 1979, ovvero ininterrottamente dalla prima elezione dell’Europarlamento, vige un sistema elettorale proporzionale puro con una soglia di sbarramento fissata al 4% e possibilità di esprimere più preferenze: l’Italia viene divisa in 5 grandi distretti elettorali (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole) a cui è attribuito, proporzionalmente alla popolazione, un numero di deputati eleggibili (rispettivamente 20, 14, 14, 17 e 8). Ogni partito con consenso superiore al 4% dei votanti ottiene un numero di seggi proporzionale ai voti ricevuti. Tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni hanno diritto a votare (e a candidarsi), potendo esprimere più preferenze (il numero varia a seconda della circoscrizione) per i candidati facenti parte di una lista. Nello scenario italiano, i principali attori sono i partiti politici tradizionali, i quali, parallelamente a quanto fatto per le elezioni politiche ed amministrative, presentano una lista ed un programma specifico per le elezioni europee.

Tuttavia, al Parlamento non vengono rappresenta la somma degli interessi dei singoli stati membri, ma bensì quelli di tutti i cittadini europei: a tal scopo, anziché su base nazionale, i vari partiti sono suddivisi in 8[1] gruppi parlamentari europei con ideologie e programmi affini. In particolare, i principali gruppi che interessano l’Italia sono, per numero di seggi attualmente occupati nell’assemblea, il Partito Popolare Europeo (PPE), a cui partecipa Forza Italia (FI); l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), tra cui siede il Partito Democratico (PD); l’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENL), di cui fa parte la Lega; l’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (EFD), a cui prende parte il Movimento 5 Stelle (M5S). Questi gruppi, a riprova del distaccamento dagli interessi particolari dei vari stati membri, tendono a votare in modo compatto, rispettando le comuni linee ideologiche e programmatiche piuttosto che secondo divisioni di carattere geografico. Tale comportamento rappresenta l’embrione di un’unione politica europea che potrebbe consolidarsi con l’affermarsi di nuovi partiti transnazionali quali Volt.

Ma quali sono le competenze ed i poteri dell’Europarlamento? E perché, di conseguenza, è importante informarsi ed andare a votare? Innanzi tutto, dal 2009, il Parlamento ha acquisito lo status di co-legislatore – al pari del Consiglio – all’interno della procedura legislativa ordinaria. In sostanza, ogni nuova legislazione europea deve essere approvata dal Parlamento, dove inoltre possono essere apportati emendamenti, come in un normale sistema bicamerale. Votare è dunque necessario al fine che i propri interessi siano rappresentati in tale processo.

Allo stesso modo, congiuntamente con il Consiglio, l’Europarlamento esamina, modifica ed approva il budget dell’Ue proposto dalla Commissione, una prerogativa di assoluta importanza. Di pari importanza, l’Europarlamento deve essere immediatamente informato su ogni evoluzione nella negoziazione di trattati commerciali con paesi terzi – una competenza esclusiva dell’Unione europea. Inoltre, le negoziazioni non possono chiudersi senza l’approvazione del Parlamento, né possono i contenuti dell’accordo essere implementati senza che ogni misura contenutavi ne superi lo scrutinio.

Infine, il Parlamento ha un ruolo prominente nella nomina della Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Unione, che detiene inoltre la prerogativa dell’iniziativa legislativa: il presidente della Commissione viene infatti proposto al Parlamento dal Consiglio europeo (che non è quello che abbiamo finora chiamato semplicemente “Consiglio”, ma un organo composto dai vari capi di governo dei paesi membri), tenendo conto dei risultati delle elezioni europee. Viene, in sostanza, proposto come presidente un esponente del gruppo parlamentare avente ottenuto la maggioranza dei voti. Il candidato presidente deve essere eletto con la maggioranza dei voti nel Parlamento. A questo punto, il Consiglio europeo nomina, a maggioranza qualificata ed in accordo col presidente approvato dal Parlamento, i restanti membri della Commissione (uno per paese membro). La Commissione così formata viene sottoposta collettivamente ad un ultimo voto di approvazione dal Parlamento, al quale esito positivo segue la nomina ufficiale.

Per queste ragioni è dunque di estrema importanza esprimere le proprie preferenze per la composizione del nuovo Europarlamento: esso eserciterà un sostanziale controllo sul processo legislativo dell’Unione, sulla sua politica commerciale, nonché sul suo esecutivo, la Commissione.

Tutto ciò risulta ancor più rilevante se si guarda a quanto recente sia l’attribuzione di un ruolo così prominente al Parlamento: benché, infatti, l’Assemblea parlamentare europea – questo il primo nome del parlamento – fosse già in attività dal 1958, è solo dal 1979 che i suoi membri sono eletti a suffragio universale: quella del prossimo maggio sarà infatti solo la nona tornata elettorale nella storia comunitaria europea. Di più, è solo con il Trattato di Lisbona (2009) – una vera e propria novità in prospettiva storica – che il Parlamento europeo ha assunto a tutti gli effetti lo status di (co-)legislatore, ambito fino ad allora di prevalentemente dominio del Consiglio: quella del 2019 sarà quindi solamente la terza elezione che determinerà la composizione di un’assemblea parlamentare con pieni poteri legislativi, rendendo l’evento in sé, di maggior rilevanza democratica.

[1] Partito Popolare Europeo (PPE), Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), Conservatori e Riformisti europei, Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE), Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, Verdi, Europa della Libertà e della Democrazia diretta, Europa delle Nazioni e della Libertà.


©2018 by Xanthippe. Proudly created with Wix.com

  • Black Instagram Icon
bottom of page