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Ernesto Nazareth e l'anima della musica brasiliana


Se la condizione della musica in Europa ai tempi della “Belle Époque” è nota, studiata e approfondita in tutto il mondo, lo stesso non si può certo dire della musica d’oltreoceano.

Mentre Schönberg faceva i suoi primi esperimenti dodecafonici, mentre nei salotti parigini imperversavano le armonie sognanti di Debussy e Satie e nei teatri si affermava il genio fauvista di Stravinskij, in Brasile s’assisteva all’affermazione di un genere musicale che ancora oggi è parte integrante della cultura di quel paese: lo choro, definito da Heitor Villa-Lobos come “l’essenza dell’anima musicale brasiliana”.

Nato qualche decennio prima, intorno al 1870, lo choro consisteva inizialmente in delle esecuzioni “brasilianizzate” di danze di repertorio in voga in Europa, come la polca, lo scottish e il valzer, influenzate dai ritmi di origine africana. In seguito divenne un genere vero e proprio, che accolse nel suo universo diversi ritmi e stili, fra cui, oltre alle danze già citate, anche il baião, il frevo, il maxixe e il tango brasileiro; inoltre, influenzò lo sviluppo del samba e della bossa-nova.

Un ruolo fondamentale in questo processo ebbe Ernesto Nazareth (1863-1934), uno dei più importanti e celebri compositori e pianisti brasiliani, vissuto a cavallo fra XIX e il XX secolo.

Nato a Rio in una famiglia di umili origini, ricevette le prime lezioni di pianoforte dalla madre. Dopo la morte di lei, avvenuta nel 1873, divenne allievo di Eduardo Madeira prima, di Lucien Lambert poi, dal quale pare che Ernesto abbia ricevuto solo otto, ma fondamentali, lezioni.

Nel 1877, dopo queste esperienze, compose quattordicenne il suo primo pezzo: “Você bem sabe”, una polca-lundù dedicata al padre.

In seguito Arthur Napoleão – influente personalità degli ambienti musicali colti di Rio – ebbe modo di ascoltare, grazie a Madeira, questo pezzo eseguito dal giovanissimo compositore, e lo apprezzò a tal punto che decise di pubblicarlo con la casa editrice di cui era comproprietario, la Casa Arthur Napoleão, l'anno successivo. Durante quel periodo, mentre studiava al Colégio Belmonte, Nazareth incomincò a provare sempre di più un amore di stampo nazionalistico per il suo paese, che bene riusciva a esprimere nelle sue composizioni, attraverso la sua passione per la musica popolare.

Nel 1886 sposò Teodora Amália de Meireles, e le dedicò affettuosamente “Dora”, composizione che rimase inedita.

Fra i compositori europei, il suo prediletto era Chopin: in un certo senso, molti dei brani più cantabili, passionali e malinconici di Nazareth possono far venire in mente una sorta di connubio fra la musica di Chopin e quella di Scott Joplin per l'originale utilizzo del ragtime.

Dopo una lunga carriera ricca di successi che lo vide impegnato sia come compositore sia come pianista, trascorse dolorosamente gli ultimi anni di vita, che furono terribili: in seguito alla morte della figlia nel 1917 e della moglie nel 1929, incominciò a manifestare sempre più forti segni di disturbi mentali, a causa dei quali fu internato in un manicomio nel 1933. L’anno successivo, dopo una fuga dal manicomio, fu trovato morto annegato vicino a una cascata.

Ci ha lasciato 88 tanghi, 41 valzer, 28 polche e molti samba, galop, quadriglie, scozzesi, fox-trot, romanze e altre musiche, per un totale di 212 composizioni certe, fra cui ricordiamo le celebri “Odeon”, "Brejeiro", "Nenê", "Bambino", "Tuarana", “Eponina” e "Apanhei-Te, Cavaquinho". Famoso soprattutto per i suoi tanghi brasiliani (assai differenti dai tanghi argentini), ebbe una forte influenza sui musicisti delle generazioni successive.

La sua musica infatti ispirò profondamente compositori del calibro di Darius Milhaud, di Francisco Mignone e del già citato Villa-Lobos, e un concertista di fama mondiale come Arthur Rubinstein elogiò sue esecuzioni e il suo virtuosismo ritmico quando ebbe modo di ascoltarlo e conoscerlo in Brasile nel 1918.

Ancora oggi la sua musica è suonata e amata non solo in Brasile ma in tutto il mondo, per la sua entusiasmante freschezza, la sua dolcezza e i suoi ritmi incalzanti.


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