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Il genio eclettico di Padre Martini


Fra i vari eruditi di cui la storia ci ha tramandato la memoria, merita una menzione speciale il bolognese Giovanni Battista Martini, stella del settecento musicale italiano e non solo, uomo stimato e rispettato in tutta l’Europa di allora.

Nato a Bologna il 24 aprile 1706 in una famiglia di origini lombarde, venne avviato allo studio del violino e del violoncello dal padre; studiò matematica e grammatica con Giambattista Croci e ricevette una formazione classica, morale e religiosa presso l’oratorio annesso alla Chiesa di Santa Maria di Galliera, gestito dai Padri Filippini. Progrediva così velocemente nello studio della musica che ben presto ebbe bisogno di maestri di professione, nel clavicembalo come nel contrappunto e nel canto: fu suo insegnante anche l'allora celebre Giacomo Antonio Perti, con cui ebbe un intenso rapporto di amicizia.

Già da adolescente, sentì forte la vocazione di abbracciare la vita religiosa: nel 1721 entrò nel convento di San Francesco a Bologna, gestito dall’ordine dei Frati Minori.

Dopo un anno di noviziato fuori Bologna, tornò nella città natale dove si dedicò con cura ai suoi doveri religiosi e allo studio ardente della filosofia, della matematica e soprattutto della musica, e da Bologna non si allontanò mai se non per rare direzioni di sue composizioni.

Il suo talento era così ampiamente riconosciuto che a soli 19 anni già riceveva il posto di maestro di cappella della basilica di San Francesco, incarico che svolse egregiamente fino alla fine dei suoi giorni.

Da quel momento, iniziò una lunga vita fatta di studio, ricerche, rapporti epistolari, composizione, filantropia e soprattutto insegnamento, che fece sempre gratuitamente senza ricevere compensi in cambio. Descritto come un uomo umile e bonario, dal carattere schivo, dolce e semplice di modi, fu un eccellente maestro, massimo esperto dell’antica scuola romana, ed ebbe fra i suoi allievi provenienti da tutta Europa anche Johann Christian Bach, Niccolò Jommelli e nondimeno il giovane Wolfgang Amadeus Mozart.

Il salisburghese, riconoscente degli insegnamenti ricevuti, ebbe perfino a scrivere di lui:

“Non cesso d'affliggermi nel vedermi lontano dalla persona del mondo che maggiormente amo, venero e stimo, e di cui inviolabilmente mi protesto di Vostra Paternità molto Reverenda umilissimo e devotissimo servitore.”

Intrattenne corrispondenze e rapporti con molti sapienti, principi e personaggi distinti dell’epoca, come ad esempio i musicisti Jean-Philippe Rameau e Farinelli, che scrisse addirittura questa profezia: "Ciò che egli ha fatto resterà, mentre il poco fatto da me è già dimenticato". Ebbe contatti anche con i sovrani Federico Guglielmo I di Prussia e il figlio Federico II, o con i papi Benedetto XIV e Clemente XIV.

Fu arbitro in dispute musicali e membro di commissioni per valutare i candidati ai vari concorsi musicali, e oltre alla composizione di molta musica sacra e profana, genuinamente scritta nello stile del primo classicismo italiano, e alla redazione di innumerevoli trattati di musicologia, si dedicò alla storiografia: concepì un monumentale trattato in cinque volumi sulla storia della musica dall’inizio del mondo fino al ‘700, rimasto purtroppo incompiuto. Si dedicò inoltre alla collezione di manoscritti, libri, oggetti di arte e scienza e spartiti di ogni epoca, luogo e scuola, arrivando a possedere una delle biblioteche più vaste che siano mai esistite. Il musicista inglese Charles Burney scrisse a riguardo:

“Nei miei viaggi avevo spesso stupito i librai del continente con la lista dei miei libri sulla musica, ma, a mia volta, provai la più grande sorpresa vedendo la collezione di padre Martini. Ha una camera piena di trattati manoscritti, altre due stipate di libri stampati, ed una quarta è ingombra di partiture, tanto stampate quanto manoscritte. Il numero totale dei volumi ammonta a più di 17.000 e ne riceve ancora da ogni parte del mondo.”

Morì il 3 ottobre 1784: era da anni tormentato dall’asma e da problemi alla vescica e alle gambe, ma la sua serenità non venne intaccata dal dolore: aveva continuato a dedicarsi tranquillamente ai suoi lavori e ai suoi doveri fino alla fine.

All'Accademia degli Astrusi, diretta e fondata nel 2007 da Federico Ferri, si deve la catalogazione delle opere di Padre Martini, in corso di pubblicazione per la Suvini Zerboni in un'edizione critica di ben 80 volumi.


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