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Commissione Segre: chi ha paura del buio?


Lo scorso 30 ottobre, il Senato ha approvato una mozione al fine di istituire una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza. Prima firmataria è la senatrice a vita Liliana Segre, superstite del lager di Auschwitz. A margine del dibattito, infine risultato nell’approvazione della mozione, ha fatto molto discutere il rifiuto, dai banchi di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia (astenutisi dal voto) ad alzarsi in piedi e applaudire la senatrice. L’opinione pubblica si è trovata come da copione divisa tra chi ha condannato l’ignavia tendenziosa dell’opposizione e chi ha invece difeso la scelta dell’astensione, giudicando l’istituzione della commissione un’indebita appropriazione politica da parte della maggioranza di un tema universale. Tuttavia, quest’ultima argomentazione è fallace ed il comportamento dell’opposizione semplicemente indifendibile.

Innanzitutto, i detrattori dell’iniziativa hanno parlato di una Commissione contro fenomeni di intolleranza – un tema che dovrebbe raccogliere consensi al di là degli schieramenti politici – alla stregua di un tribunale dell’inquisizione. L’argomentazione più frequente si fonda infatti sull’ambiguità di termini quali “intolleranza” o “istigazione all’odio”, incertezza che darebbe spazio ad una presunta arbitrarietà nel giudicare la condotta dei cittadini, infine potenzialmente nociva per le inalienabili libertà individuali tutelate dalla nostra Costituzione. Tuttavia, non molti tra i critici della mozione sembrano averne effettivamente letto il testo, dove si sottolineano chiaramente le problematicità derivanti dall’analisi di temi “difficili da definire e suscettibili di applicazioni arbitrarie”. Di più, in una sorta di cortocircuito logico, questi stessi difensori delle libertà personali garantite dal nostro ordinamento, dimenticano di appurare quali poteri e funzioni – in virtù di quello stesso ordinamento – siano effettivamente attribuiti ad una commissione parlamentare.

Di fatti, la Commissione Segre – così come tutte le commissioni parlamentari – avrà esclusivamente funzione di vigilanza e ricerca, volta al contrasto di fenomeni legati all’intolleranza, al razzismo e all’antisemitismo. L’organo potrà fornire pareri sull’azione del parlamento in tal rispetto o proporre essa stessa iniziative legislative. Nessun potere legislativo – né tantomeno esecutivo, o giudiziario, come parrebbe leggendo certi commenti millenaristici – è garantito a quest’organo. Qualsiasi proposta la commissione produca dovrà infatti essere discussa, ed eventualmente approvata, esclusivamente in sede parlamentare: le sanzioni unilateralmente imposte dalla nascitura Commissione di cui si è sentito parlare sono fantascienza. Ci sarebbe dunque da domandarsi perché si nutra tanto timore – o se ne voglia generare – nei confronti di un’iniziativa volta essenzialmente alla ricerca in un campo forse scomodo per le nostre coscienze quale l’intolleranza ed il generale imbarbarimento della nostra società. Che si abbia poca fiducia nel parlamento o che si eviti il dialogo poco cambia.

In modo ancor più divertente, i detrattori dell’iniziativa dimenticano di menzionare come la composizione della Commissione – che conterà 25 membri – dovrà rispecchiare i rapporti di forza tra i gruppi parlamentari. Vi siederanno infatti anche senatori di Forza Italia, Fratelli d’Italia e della Lega. In parole povere, nessuno sta imponendo un’idea preconfezionata: semplicemente vi sarà un nuovo organo – detto appunto “collegiale” – specificatamente preposto alla ricerca ed al dibattito su temi legati all’intolleranza. Temi evidentemente scomodi per l’opposizione, la cui condotta risulta dunque indifendibile. Non sia mai che certe forze politiche non vogliano poi così tanto che si accenda una luce su quegli angoli bui della nostra società a cui, forse forse, fanno l’occhiolino. Non sia mai che poi un certo strabismo diverrebbe lampante.


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